Ci son voluti 22 anni per ripulire la villetta dove ha vissuto gli ultimi anni di latitanza e dove è stato poi arrestato uno dei peggiori boss mafiosi, Totò Riina.

Averla trasformata in una Caserma dei Carabinieri emana un odore di fresco, di pulito come nelle pubblicità di un detersivo per lavatrice. Un abito sporco, la lavandaia, un abito pulito. Certo sarebbe stato ancora più significativo impiegare poco tempo perché più tempo passa, più lo sporco tende ad invecchiare, fatica ad andar via. Se invece si interviene subito l’effetto è migliore, più convincente, il bianco torna bianco.

La villa, a Palermo, nel rione Uditore, in via Bernini 54, era abitata da Riina e famiglia ed è stato l’ultimo rifugio del boss fino all’arresto avvenuto nel 1993. Fu poi confiscata alla mafia nel 2007 e finalmente assegnata ai Carabinieri. Ora la caserma, sede della nuova Stazione dei Carabinieri del quartiere Uditore, è intitolata al maresciallo Mario Trapassi e all’appuntato Salvatore Bartolotta, medaglie d’oro al valore civile, barbaramente uccisi nell’attentato in cui perse la vita il giudice Rocco Chinnici nella strage del 29 luglio 1983.

Significative le parole del Ministro dell’Interno che ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione, come quelle del Sindaco di Palermo, ma molto più significativa la presenza di numerose scolaresche e delle vedove dei militari cui la Caserma è intitolata, le signore Innocenza e Filomena, madrine della cerimonia.

Foto: LaRepubblicaPalermo.it