Non c’è fango che tenga
Genova è flagellata dal maltempo. Alluvioni e forti piogge abbattutesi nei giorni scorsi, hanno messo in ginocchio la città. Due torrenti, Bisagno e Feregiano sono esondati nella notte tra il 9 e il 10 ottobre facendo anche una vittima. Le strade si sono trasformate in torrenti che hanno portato via tutto ciò che era nella loro traiettoria. Carcasse di macchine ammassate, detriti e materiali hanno creato, insieme al fango portato dai torrenti, un disastro nella città con i piani terra e gli scantinati dei palazzi tutti allagati.
Resposabilità del cambiamento climatico? Del dissesto idrogeologico causato dall’uomo e dalle costruzioni selvagge? Le autorità amministrative non hanno fatto il loro dovere? La Protezione Civile non ha allarmato in tempo la popolazione? Non è stata gestita bene l’emergenza? Opere finanziate ma mai realizzate? Manutenzione degli alvei dei torrenti inefficace?
Tutto ciò non ci interessa in questa circostanza, la nostra attenzione, invece, si è focalizzata sul’intervento, a favore della popolazione impegnata a spalare fango e cercare di recuperare il recuperabile, da parte dei giovani.
Migliaia di giovani in ogni zona della città, si sono armati di pale e secchi per dare spontaneamente una mano, si sono sporcati di fango con la semplicità e il trasporto che solo loro sono capaci di esprimere.
Li hanno chiamati, ancora una volta, gli “Angeli del fango”. Col sorriso, provenienti da tutta Italia hanno recuperato le magliette dell’alluvione del 2011, quelle con su scritto “non c’è fango che tenga”.
Uno dei ragazzi intervistati ha detto “Anche noi vogliamo essere utili alla società”. Questo ci deve far riflettere. Dobbiamo superare i pregiudizi che abbiamo nei riguardi della nuova generazione. Questa è una delle situazioni in cui si manifesta nei giovani, una maturità che, probabilmente, noi non conosciamo. Forse dovremmo renderci conto che molti di loro sono migliori di molti di noi.