La farina del diavolo va tutta in crusca
Leggo – e ne riprendo volentieri le informazioni – un articolo di Roberto Galullo pubblicato su Sole 24 Ore il 13 novembre scorso sulla bellissima rubrica “ora legale”.
A Palermo, lo Stato si riappropria di 530 immobili in cui “cosa nostra” aveva riciclato denaro sporco.
Dice Galullo: “Falcone sarebbe felice di sapere che tra i beni strappati a Cosa nostra c’è da anni anche l’hotel San Paolo Palace, di proprietà della famiglia Graviano, prima che gli fosse confiscato, il cui ruolo, nella strage di Capaci, sta assumendo nuovi contorni grazie alle indagini dei magistrati di Caltanissetta. In quell’albergo di lusso – che conta 280 camere – una suite tra le dieci a disposizione, era sempre a disposizione della famiglia Graviano che lì organizzava i summit più importanti.”
Questi 530 immobili saranno destinati alla Questura di Palermo, ai Carabinieri, alla Guardia di Finanza, al tribunale di Palermo, all’Archivio notarile dello Stato, alla Regione Sicilia, al Comune di Palermo, ad altri Comuni siciliani, ecc.
Lo scopo è quello di trasferire questi Enti e Comandi nelle proprietà confiscate, risparmiando sull’affitto che ora grava pesantemente sulle rispettive amministrazioni che potranno gestire i risparmi in maniera adeguata dando risposte ad altre questioni sociali.
La riflessione che può venir fuori da questa storia è sicuramente che, come dice il proverbio “la farina del diavolo va tutta in crusca” e ciò significa che tutto ciò che viene ottenuto in modo disonesto non dà mai buoni frutti. Ma la crusca, se usata bene da chi ne è capace, viene utilizzata per le sue – oggi riscoperte – proprietà benefiche.
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