Un rapporto difficile
di Rachele Schettini
Sembra divenuto inconciliabile il rapporto tra interesse privato e bene pubblico, per la diffusa prevalenza che il primo assume sul secondo, fino a ridurlo solo a lemma da dizionario.
In tutte le vicende che assurgono quasi quotidianamente rilevanza giudiziaria il tema centrale è la corruzione per interesse privato.
Con frequenza Papa Francesco nelle omelie o in eventi pubblici alza forte la voce contro la corruzione che spoglia di ogni dignità chi la esercita e per il male che provoca alla comunità contro cui è diretta.
Nella filosofia morale, con sguardo rivolto all’agire umano, il termine bene richiama il concetto di comportamento etico, che si estrinseca nella realizzazione oggettiva di un beneficio per sé, non escluso il raggiungimento della felicità, o per gli altri.
Quindi la ricerca del bene è all’interno della sfera morale, in grado di realizzare positivi obiettivi per il singolo e per il gruppo a cui egli appartiene, come membro o come responsabile.
Quando la ricerca del bene, che è un’aspirazione naturale e legittima dell’uomo, è stata sostituita dalla ricerca esclusiva, sfrenata e spregiudicata di interessi personali, nella vita privata come in quella pubblica, sì da creare quelle collusioni e quelle inestricabili interconnessioni che hanno avvelenato la nostra società, tanto da portarla al declino?
Approfondendo il livello di analisi, per interesse personale si può intendere anche l’interesse di gruppi o sottogruppi, comunque funzionale all’accrescimento di potere o consenso da parte di chi lo persegue, sempre a danno della intera comunità o del contesto interessato.
In tutte le epoche ed in tutte le società, il bene pubblico è stato sempre oggetto di aggressioni più o meno pesanti, ma solo nelle epoche di rovinosa decadenza o di barbarie, ha perduto il suo significato.
Ripensando al mondo globalizzato del Terzo Millennio, possiamo rilevare come il sottosviluppo sia sempre coniugato con la persistente corruzione nei centri di potere, e come il declino economico dei paesi avanzati si manifesti durante protratti periodi di predazione generalizzata della cosa pubblica.
Basti guardare l’Italia.
Un accumulo di ricchezza in mano a un numero sempre più ridotto di persone, a fronte di una indigenza che ha lambito e poi colpito anche le classi intermedie, per la prima volta a sessanta anni di distanza dalla ricostruzione del dopoguerra.
E’ dall’aspetto morale, dalla cultura dell’etica pubblica, che bisogna ripartire se vogliamo risalire la china dello sviluppo socio-economico
In particolare, è importante ricostruire il rapporto tra bene personale e bene pubblico, partendo dall’intima convinzione che il secondo comprende anche il primo.
Tutti cittadini, o quanto meno la maggioranza di essi, dovrebbero avere a cuore l’importanza di tutelare la parte pubblica del paese e di controllare che essa sia effettivamente pubblica, cioè preposta al loro stesso bene ed interesse.
E’ questo il ruolo del cittadino, che invece ha abdicato al compito, lasciandone la parte residuale ed occasionale alla magistratura.
In troppi casi il privato, non da cittadino ma come colui che persegue indebito interesse personale, partecipa alla corruzione, incentivandola e trasformandola in costume.
Un primo passo per riportare nel giusto equilibrio il rapporto tra il bene personale, legittima aspirazione dell’uomo ed il bene pubblico, destinato alla società, è quello di concepire quest’ultimo come bene comune, di cui tutti debbano beneficiare.
Un bene che, per realizzare se stesso, richiede anche cura, vigilanza e compartecipazione della comunità sociale per cui è costituito.