Non chiamateli Boy Scout!
di Margherita De Felice
Da poche settimane si è concluso un evento straordinario che ha visto la partecipazione di circa 33.000 giovani tra i 17 e i 21 anni. Questi, però non sono semplici ragazzi, sono degli scout appartenenti all’associazione AGESCI che hanno deciso di radunarsi nel parco di San Rossore (PI) con un unico obiettivo: rifare l’Italia.
Certo potrebbe sembrare una missione pretenziosa e arrogante da parte di una “manciata” di ragazzini in pantaloncini corti ma vi assicuro che ognuno di loro ha lasciato la propria casa caricando lo zaino di responsabilità e voglia di fare.
Come faccio a saperlo? Bè io sono una di loro.
Ogni “clan”, ovvero ogni gruppo scout si è preparato a quest’evento per circa un anno compiendo almeno un’“azione di coraggio”, in termini più semplici un’iniziativa emblematica che apportasse un cambiamento significativo all’interno del territorio nel quale gli scout operano. Ci sono ragazzi che hanno assistito immigrati, prostitute e comunità rom, altri che si sono impegnati nell’integrazione e nella lotta contro le associazioni criminali. Tutti sono stati testimoni di coraggio.
E proprio il coraggio è stato il tema di questa terza Route Nazionale, dove il termine route indica la Strada che per noi scout rappresenta la metafora della vita. Lungo la Strada si fanno nuovi incontri, ci si trova dinanzi a tanti bivi e si affrontano ripide salite; ma, cosa ancora più importante, la Strada ti mette davanti ai tuoi limiti e, se si ha coraggio, ti dà anche la forza per superarli poggiando un piede dopo l’altro. Sfatiamo, dunque, il clichè dei ragazzi pigri e disinteressati. È una generalizzazione che a noi non piace.
Lo scautismo ci insegna tutt’altro: siamo educati ad essere dei cittadini attivi, consapevoli dei propri diritti e doveri e ci battiamo con tutte le forze per difendere il nostro futuro.
Non a caso, in questa Route Nazionale 2014 è stata adottata la Carta del Coraggio, un documento ufficiale dove esponiamo alla nazione gli ambiti di servizio in cui ci impegniamo (legalità, immigrazione, natura, Chiesa…) e le richieste che abbiamo nei confronti delle istituzioni. Questo fantastico documento ha visto il contributo di ognuno dei 33.000 ragazzi presenti ed è stato approvato all’unanimità da alcuni rappresentanti scelti democraticamente da ogni gruppo scout per poi essere consegnato nelle mani del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e del Cardinal Bagnasco.
Quei 5 giorni a San Rossore non sono stati altro che un esperimento politico e sociale. Ci si trovava in quella che possiamo definire una vera città, dove, però, l’unica legge che vigeva era quella di non bere l’acqua non potabile e non accendere fuochi. Nonostante ciò, tutti facevano il proprio dovere, rispettavano il turno per fare la doccia e praticavano la raccolta differenziata creando, così, una perfetta convivenza guidata solo dai principi dell’etica comune e niente di più.
Le numerose forze dell’ordine sono state quasi del tutto inutili dal momento che il loro unico compito è stato fare da scorta alle personalità politiche che hanno tenuto a San Rossore tavole rotonde e laboratori sulla costruzione del nostro futuro, con la partecipazione dei Presidenti di Senato e Camera, di Don Luigi Ciotti ed atri ancora.
E pensare che se ne erano opposte di persone e associazioni a questo evento, chi con la scusa che i ragazzi avrebbero disturbato le specie animali presenti nella riserva e chi dicendo che avrebbero sicuramente rovinato l’intero ecosistema con i rifiuti. Queste sfide sono state tutte vinte la tenuta è stata in perfetto stato: sono state tolte mattonelle, lattine di Coca Cola dell’82 e perfino una forchetta delle truppe alleate del secondo conflitto mondiale.
Fa riflettere, dunque, il cambiamento che si apporterebbe alla nostra società se venisse applicato un simile modello di comunità
Si ridurrebbero i costi, si avrebbero più opportunità di lavoro e sicuramente non esisterebbe una politica corrotta. Si è riparlato ultimamente di leva militare obbligatoria, ma facendoci due conti in tasca non conviene proporre piuttosto uno scautismo obbligatorio per tutti i ragazzi?